Questa sera alle 21:05 su RTV in onda la ventesima puntata di “Striscia L’antimafiaultima puntata di questa prima stagione.

Quasi al termine, il grande viaggio percorso insieme al collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura e alla criminologa Mary Petrillo che hanno analizzato per più di 20 settimane, la criminalità organizzata attraverso una serie di grandi ospiti: il giudice Daniele Colucci; l’ex ispettore di Polizia del Nucleo Centrale Anticrimine, Maurizio Ortolan; Valeria Sgarlata; Nemo Bonaventura; Icemen e tanti altri ospiti.

Il direttore della RTV, Valerio Riccobono ha voluto ringraziare fortemente Luigi e Mary per il lavoro svolto; ecco le sue dichiarazioni:

“In occasione della conclusione della prima stagione di “Striscia L’Antimafia”, desidero esprimere tutta la mia gratitudine e il mio apprezzamento per lo straordinario lavoro e impegno profuso in ogni puntata da parte di Mary e Luigi.  In queste 20 puntate hanno saputo coinvolgere il pubblico e trasmettere con efficacia i valori e i messaggi della nostra tv. Ricordo ancora quanto ho dovuto “corteggiare” Luigi per portarlo all’interno del mio progetto; quando finalmente a fine Agosto siamo riusciti a confezionare quello che poi è stato “Striscia L’Antimafia” ho sperato fino all’ultimo, che questo format si sarebbe preso grandi meriti. Oggi posso dire che Striscia L’antimafia è format pilastro della RTV, registrando più di 50.000 mila interazioni. Non posso però non ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa grande realtà: Paola, Nemo, Daniele, Maurizio, Valeriae tante altre persone. Sono sicuro che questo è solo l’inizio di una grande collaborazione fra me e Luigi. Grandissimi ragazzi, continuate così!”

Vi aspettiamo numerosi per la puntata di fine stagione, tra poco su RTV.

 

Nell’era digitale della comunicazione, la trasparenza e la libertà di espressione sono pilastri fondamentali della democrazia. Tuttavia, queste fondamenta possono essere minacciate quando la verità si scontra con gli interessi politici. È proprio questo il caso recente che ha scosso il programma televisivo “Scacco Matto”, condotto da Gerardo Jr Maccauro e trasmesso sulla piattaforma streaming RTV di Valerio Riccobono.

Nell’episodio registrato mercoledì 24 aprile,
Gerardo Jr Maccauro ha intervistato l’eurodeputato del Partito Democratico, Paolo De Castro, protagonista del documentario investigativo “Food For Profit”, curato dalla giornalista Giulia Innocenzi. Tuttavia, l’intervista ha preso una svolta inaspettata quando il conduttore ha sollevato domande sul contenuto del documentario.

La tensione è salita quando De Castro, visibilmente alterato, ha abbandonato l’intervista dopo pochi minuti, rifiutandosi di rispondere alle domande poste. La reazione dell’eurodeputato potrebbe essere stata alimentata dal confronto diretto con le accuse o le questioni sensibili sollevate dal documentario, il quale potrebbe aver toccato nervi scoperti nel mondo della politica.

La situazione è poi diventata ancor più intensa quando l’addetta stampa di De Castro ha minacciato azioni legali contro il direttore Riccobono e il conduttore Maccauro nel caso in cui l’intervista venisse trasmessa integralmente. Questa minaccia di censura ha posto una seria sfida alla libertà di stampa e alla volontà di condividere informazioni di interesse pubblico.

Tuttavia, anziché piegarsi alla pressione e alla minaccia di censura, il direttore e il conduttore di “Scacco Matto” hanno scelto di combattere per il principio della libertà di espressione e di informazione. Hanno annunciato coraggiosamente che l’intervista è stata trasmessa integralmente domenica 28 alle 21:05 su RTV.

Questa decisione non è solo un atto di resistenza contro la censura, ma anche un impegno a difendere il diritto del pubblico di essere informato su questioni di rilevanza politica e sociale. La trasmissione dell’intervista rappresenta un passo importante verso la trasparenza e la responsabilità nella politica, consentendo al pubblico di trarre le proprie conclusioni in modo informato.

In un’epoca in cui la disinformazione e la manipolazione dei media sono sempre presenti, è essenziale che i giornalisti e i media rimangano fedeli al loro ruolo di custodi della verità e della democrazia. L’episodio di “Scacco Matto” è un chiaro esempio di questa determinazione a non piegarsi alle pressioni politiche e a perseguire la verità, nonostante le sfide e le minacce.

 

GUARDA ORA LA PUNTATA

Scacco Matto 24°

Era il 12 e 13 giugno 2004, Cateno De Luca ha 32 anni e da sindaco di Fiumedinisi e con una già solida carriera da sindacalista alle spalle con la Fenapi, decide di candidarsi alle elezioni europee. Ora 20 anni dopo, il sindaco di Taormina ci riprova.

Diciannove “Stelle” per la “Libertà”. Ieri mattina, dal teatro Quirino di Roma il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca ha aperto la campagna elettorale per le Europee dell’8 e 9 giugno presentando il quadro delineato alla fine di un percorso iniziato il 2 marzo scorso a Taormina. “Da quel giorno, spiega Cateno De Luca, è seguito un periodo fatto di incontri, confronti, dialogo che ha portato alla formazione della lista Libertà. Una lista che vede insieme anime diverse che si sono ritrovate accomunate da un comune denominatore che possiamo tradurre in meno Europa, più equità, meno Europa più federalismo, meno Europa più libertà. Oggi questo progetto rappresenta l’esempio di un autentico esercizio di Democrazia”.

 

Come annunciato da Cateno, la lista non è ancora definitiva, si potrebbe aggiungere ancora qualcun altro, come Vittorio Sgarbi, che qualche giorno prima – racconta Cateno – si è visto con lui, è hanno chiacchierato, “Se lui vuole correre verso le europee, io lo aspetto”

La lista “Libertà” ospita 19 simboli diversi. “Ogni simbolo, afferma De Luca, è una stella del firmamento della libertà. Ogni simbolo rappresenta una storia ed è interprete di un messaggio e avrà la possibilità di portare le istanze del proprio territorio e la propria storia nel Parlamento europeo. Abbiamo messo insieme forze civiche e politiche che vogliono dare una spallata a questa Europa liberticida in una lista non di scopo per superare lo sbarramento, ma con il comune denominatore meno Europa, più autonomia, più sovranità, più equità”.

Durante la mattinata di ieri al teatro Quirino di Roma, il colonnello dei Carabinieri Sergio De Caprio, noto anche come “Capitano Ultimo”, famoso per essere tra i principali responsabili dell’arresto di Totò Riina, boss di Cosa Nostra, nel 1993: da allora si era sempre mostrato in pubblico col volto coperto per proteggere la propria identità. Ieri dopo 31 anni si è scoperto il volto per la prima volta. «Dopo 31 anni, tolgo la protezione al mio volto, la mia ultima difesa dalla mafia, perché a viso aperto voglio continuare a servire il popolo italiano con lo stesso coraggio, con la stessa umiltà, con lo stesso amore che ho avuto da carabiniere».

Questa mattina è arrivata la conferma tramite un post instagram, che il capogruppo all’Ars di Sud chiama nord ISMAELE LA VARDERA, correrà per le elezioni europee. “Ho risposto – dice lui – all’appello che mi ha lanciato Cateno, perché credo che il nostro movimento deve dare la sua idea di Europa ai siciliani, gli stessi che ci hanno eletti a prima forza politica della Regione. La strada più comoda poteva essere quella di restare a guardare evitando di mettermi in gioco, infatti la famigerata ‘poltrona’ ce l’ho già. Ma davanti ad una situazione mondiale di estrema instabilità, difronte ad una Europa che era nata sulle macerie della seconda guerra mondiale per garantire pace e stabilità e che oggi invece corre agli armamenti credo dobbiamo dire e fare qualcosa. Ecco perché ci metto la faccia”.

Questi sono i movimenti e le forze che hanno aderito al Manifesto per la Libertà:

– Sud chiama Nord; Movimento per l’Italexit; Capitano Ultimo; Popolo Veneto; Popolo della Famiglia; Partito Pensionati; Noi Agricoltori e pescatori; Noi Ambulanti liberi; Sicilia Vera; Grande Nord; Civici in Movimento con Pirozzi; Rizzi; Vita; Partito moderato d’Italia; Sovranità; Progresso Sostenibile; Insieme Liberi; Fronte Verde.

Questa sera alle ore 21:05 su www.erretvweb.it andrà in onda una nuova puntata di “Striscia L’antimafia” condotta da Luigi Bonaventura e Mary Petrillo ospite della puntata NEMO, figlio di un collaboratore di giustizia.

Nel corso della puntata Nemo Bonaventura ha sottolineato più volte quanto il sistema di protezione rivolto alle famiglie dei collaboratori di giustizia non funziona bene: “La ‘ndrangheta e le organizzazioni mafiose non dimenticano e lo Stato non può permettere che soggetti che hanno recato un apporto fondamentale e sacrificato le loro esistenze (come mio padre Luigi Bonaventura) cadano vittima del sistema criminale che hanno contribuito a contrastare; ne tanto meno noi figli dei collaboratori di giustizia, abbiamo una vita difficile, è un continuo cambiare nome, località, identità;  Non riusciamo a costruire i nostri sogni. SONO STANCO e voglio che LO STATO SI ATTIVI SERIAMENTE”.

Per scoprire l’intervista completa a Nemo Bonaventura vi aspettiamo questa sera alle 21:05 su www.erretvweb.it

 

Ai Grammy la cantante ha stupito tutti con un drastico cambio look: una chioma più chiara del solito, un biondo platino quasi bianco e un cappello cowboy bianco; dall’Italia Vera Gemma: “Ha voluto copiare me, è ci è riuscita alla grande, ma è giusto sapere che io sono l’originale!”

Di Valerio Riccobono

Nel mondo dello spettacolo, l’originalità e l’unicità sono spesso considerate caratteristiche di grande valore. Tuttavia, ogni tanto si verifica un evento che scuote il mondo dell’intrattenimento: la cantante di fama mondiale (Beyoncé) che decide di copiare il look di un’altra collega (Vera Gemma). Questa situazione insolita solleva domande su originalità, etica e individualità nell’ambiente dello spettacolo.

Recentemente alla grande serata dei Grammy Awards 2024, la cantante di fama mondiale, Beyoncé è stata al centro dell’attenzione per aver scelto di adottare lo stesso stile e look dell’attrice internazionale Vera Gemma, un look che fino a ieri era distante dallo stile della cantante.

A notare tutto ciò, oltre i fan che hanno accusato Beyoncé di mancanza di creatività e di cercare di rubare l’identità di Vera; si sono esposte due cantanti internazionali, ROMINA POWER e MISS KETA.

Le parole di Romina Power all’amica Vera: “Guarda chi ti ha copiato!, Si deve sapere che lei ha copiato te, perchè tu questo look lo porti da tempo, lei ieri. BEYONCE COPIONA”. – si è aggiunta inoltre l’amica Miss Keta “Ma ti rendi conto? Ti ha copiato, ti sta facendo un grande complimento in fondo, ma almeno dica a chi si è ispirata, copiona!!”

 

Che dire? Aspettiamo che Beyoncè dica la sua!

Sandrocchia, come l’aveva soprannominata il regista “amore della sua vita”, è stata una delle attrici più popolari del cinema italiano.

Una voce inconfondibile, un ruolo da svampita datole sul set da Federico Fellini, suo grande amore, e rimastole addosso, un sorriso luminoso, tanto Cineme e Tv. Questo e molto altro era Sandra Milo, che si è spenta nel sonno alla venerabile età di 90 anni, nella sua casa, circondata dai suoi cari, come aveva chiesto.  Lo ha reso noto la famiglia.

I figli: ci ha lasciato addormentandosi, come aveva richiesto

Oggi alle 8:25 del mattino nostra madre è venuta a mancare. Ci ha lasciato serenamente, addormentandosi nel suo letto, nel modo in cui ci aveva espressamente richiesto, circondata dal nostro amore e da quello dei suoi amati cani Jim e Lady. Vi chiediamo di rispettare il nostro immenso dolore e di pregare per la sua anima, rivolgendole un pensiero di luce“. Così sui social i figli di Sandra Milo, Debora, Ciro e Azzurra. “Ringraziamo sentitamente nostro padre Ottavio de Lollis – prosegue il post -, l’avvocato Bruno della Ragione, Maurizio Pennesi, Alberto Matano, Cristina Morea, Maria Grazia Cucinotta, Claudio e Pino Insegno, Franco Brel, Angelo Genovese, Franco Lattanzi e sua moglie Rita, Enrico Pola, Federica Di Giacomo, Lorenzo Picone, Luigi Alesi, Angelo De Biasio, Carlotta e Gabriele Malaguti, Marina e Tullio, Maricla Verdesca, Simona Ballarino. E se abbiamo dimenticato qualcuno ce ne scusiamo sentitamente“.

Al secolo Elena Liliana Greco, in arte Sandra Milo, “Sandrocchia”, come l’aveva soprannominata Fellini, era nata l’11 marzo 1933 a Tunisi. Ispiratrice di grandi registi italiani e francesi si sposa giovanissima, a soli 15 anni, con il Marchese Cesare Rodighiero. Il matrimonio sfortunatamente dura un paio di mesi, ma quanto le basta per avvicinarsi a un’elite molto ricercata.

Nel 1953 decide di cominciare a recitare e lo fa nella pellicola di Giorgio Bianchi “Via Padova, 46″,  accanto a Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Giulietta Masina, Memmo Carotenuto, Massimo Dapporto, Ernesto Almirante, Vittorio Duse, Lamberto Maggiorani e Virna Lisi, ma in un cast così variegato di noti volti nessuno si accorge del suo. Con Antonio Pietrangeli il primo sodalizio artistico. Affiancherà Alberto Sordi ne “Lo scapolo” (1955), e proprio grazie alle sue forme particolarmente rotonde e vistose e per quella sua strana voce, ancora da bambina, si impone come una maggiorata del grande schermo, prendendo parte a numerose commedie: “Adua e le compagne” (1960), accanto a Claudio Gora e Marcello Mastroianni in “Fantasmi a Roma” (1961). Infine, nel 1964, diventa protagonista de “La visita”

Dopo aver recitato con Gino Cervi in “Moglie e buoi” (1956), ha un piccolo ruolo nel film “Mio figlio Nerone” (1956) con Brigitte Bardot, Alberto Sordi, Vittorio De Sica e la grande diva del muto americana Gloria Swanson. Lavorerà con De Sica anche ne “La donna che venne dal mare” (1956). 

Nel 1959, dopo il matrimonio con il produttore Moris Ergas recita per Roberto Rossellini ne “Il generale Della Rovere” (1959), accanto a De Sica e a Vittorio Caprioli. Stroncata dalla critica si rifugia in Francia e Claude Sautet la sceglie come partner di Jean-Paul Belmondo in “Asfalto che scotta (1960). Federico Fellini le organizza un provino in casa e diventa la femme fatale ironica e disinibita ne “8 ½” (1963) con Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Mario Pisu, Rossella Falk, Anouk Aimée, Barbara Steele, Caterina Boratto, Annibale Ninchi e Giuliana Calandra, facendole ottenere fra l’altro il suo primo Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista. La Milo gli rimane accanto per 17 lunghi anni in cui Giulietta Masina – moglie di Fellini – era a conoscenza della relazione extraconiugale del marito e si era ritrovata persino a recitare con la Milo ne “Giulietta degli Spiriti” (1965), vincendo il suo secondo Nastro d’Argento. Nasce “Sandrocchia”, così la soprannominava affettuosamente lui. E ancora “Le voci bianche”(1964), “La donna è una cosa meravigliosa” (1964).

Chiusa il burrascoso matrimonio con Ergas, dal quale nascerà Deborah, attualmente giornalista televisiva, troverà un nuovo amore con Ottavio De Lollis, che la renderà madre di Ciro e Azzurra.

Nel 1987, recita con Jeanne Moreau in Remake, poi spinta dall’amicizia con Bettino Craxi, si improvvisa conduttrice televisiva su Rai Due con il programma “Piccoli fans”, programma per bambini che la riporterà nuovamente in auge. Nel 1990 durante la trasmissione “L’amore è una cosa meravigliosa” il brutto scherzo telefonico fattole in diritta dove la sia avvertiva di un incidente – peraltro mai accaduto – del figlio Ciro. La Milo scappa in lacrime dallo studio, ma le urla della Milo diventano un tormentone per programmi come “Blob” e “Target”. Nel 2021 viene premiata con un David di Donatello alla carriera.

Un’opera cinematografica straordinaria che lascia il segno nella storia del cinema

di Valerio Riccobono

La pellicola “Vera” ha raggiunto vertici ineguagliabili, conquistando ben 34 premi in tutto il mondo. Questo applaudito capolavoro ha recentemente guadagnato anche il prestigioso riconoscimento dell’Oscar Austriaco, consolidando la sua posizione come uno dei film più acclamati degli ultimi anni.

Diretto dai talentuosi registi austriaci Tizza Covi e Rainer Frimmel, Vera racconta una storia avvincente che affronta tematiche attuali, universali e profonde. La trama coinvolgente e la regia magistrale hanno catturato grande attenzione da parte del pubblico e della critica, portando a casa una serie di trionfi nelle principali competizioni cinematografiche internazionali.

La pellicola ha ottenuto una serie di riconoscimenti prestigiosi, tra cui: Miglior film austriaco 2023; migliore regia e miglior montaggio alla 13a edizione degli Austrian Film Awards al Globe di Vienna; miglior film a Les Arc film festival; Leone D’Oro al 79′ festival di Venezia come migliore attrice e migliore regia, miglior attrice in Cina al festival internazionale del cinema dell’isola di Hainan e tanti altri premi.

Ognuno di questi premi sottolinea l’eccellenza e il valore artistico di questo film, che ha saputo toccare le corde emotive di un vasto pubblico.

Ma cosa rende VERA così speciale e degno di tutti questi premi?

Prima di tutto, la storia coinvolgente, che affronta tematiche profonde e attuali. In questa pellicola riusciamo a scoprire il lato magico di una donna come VERA, Vera Gemma figlia di Giuliano Gemma, una donna che per tutta la vita ha portato con sé, la pesantezza di essere una figlia d’arte, e quindi di dover dare sempre il massimo, ma Vera è sensibile, è una donna che ama la semplicità, la diversità e nel film ne abbiamo la prova concreta; Vera nonostante sia dell’alta società romana, nella sua vita si è sempre interfacciata con gli uomini di periferia, vedendo in loro qualcosa in più, sperando in loro un innamoramento vero, proprio come riesce lei ad amare. Non sarà tutto rose e fiori, perché Vera sarà vittima di un rapporto d’amore a senso unico, verso un uomo che la utilizzerà come strumento per i propri interessi. Il film riesce a dar valore alle piccole cose della vita. GRAZIE VERA

Sinossi del Film VERA

Vera vive all’ombra di un padre famoso. Stanca della propria vita e delle proprie relazioni superficiali, vaga nell’alta società romana. Quando, in un incidente automobilistico in una zona di periferia, ferisce un bambino di otto anni, inizia con lui e con suo padre un’intensa relazione. Ma presto si rende conto che, anche in questo mondo, lei non è che uno strumento per gli altri.

 

Una maxi discarica abusiva scoperta quasi per caso dai piloti in fase di atterraggio all’aeroporto di Fiumicino.

Sono nate così le indagini che hanno portato all’arresto di 12 persone, tutte accusate, a vario titolo, di inquinamento ambientale, incendio doloso, calunnia, furto di energia elettrica ed acqua, abbandono e malgoverno di animali.

Tra i fermati spicca la figura di una dipendente della Regione Lazio, definita “insospettabile”, che millantava parentele con il clan Spada di Ostia. La donna, 52 anni, è stata messa ai domiciliari; nel gruppo degli arrestati figurano anche i figli e il compagno, oltre ad alcuni imprenditori di zona, tutti raggiunti da avvisi di garanzia.

Secondo un primo calcolo, saranno necessari 100 autotreni per bonificare la zona scovata lungo la via Portuense a  poche centinaia di metri dalla Città del Commercio all’ingrosso e dall’aeroporto di Fiumicino.

Tra i cumuli di rifiuti ed una fognatura a cielo aperto vivevano anche circa 40 cani di varie razze, una folta colonia felina e tre cavalli, tutti in pessime condizioni sanitarie, posti sotto sequestro assieme al terreno.

Tutto è partito nel marzo dello scorso anno dopo che alcuni piloti di linea avevano comunicato la presenza di fumi provenire da un terreno sottostante la verticale di volo in fase di atterraggio, quando per motivi di condizioni meteo sfavorevoli erano costretti ad atterrare su una seconda pista dello scalo romano.

La dipendente pubblica è stata anche accusata di aver iniziato a occupare abusivamente il terreno dal 2014 nonostante con i figli risultasse anche assegnataria di un alloggio popolare. La donna e il compagno avrebbero iniziato allontanando prima i legittimi proprietari, terrorizzandoli con minacce di ritorsioni da parte del clan Spada di Ostia e di altri gruppi criminali di zona con cui millantavano legami.

Successivamente la coppia avrebbe proseguito con allacci abusivi alla corrente elettrica e all’acqua potabile avviando quindi una redditizia e incontrollata attività legata alla discarica abusiva con roghi per lo smaltimento illegale di rifiuti. 

Secondo l’accusa sarebbero stati scaricati ed incendiati rifiuti speciali, chimici, sanitari, vernici, ferro, elettrodomestici, porte, mobili, arredi, spazzatura varia e altro tipo di rottami. Il materiale veniva ammassato sul terreno e poi incenerito per fare spazio ad altre quantità da eliminare, con la conseguente continua emissione nell’aria di colonne di fumo nero, denso e maleodorante.

Al termine delle indagini sono stati sequestrati anche i casolari presenti sul terreno e tre automezzi utilizzati per il trasporto illegale dei rifiuti.

I tre feriti sono stati estratti dai vigili del fuoco e affidati alle cure del 118. Sono in corso accertamenti per verificare la causa dell’esplosione, si ipotizza una fuga di gas. L’intervista al sindaco di Canale Monterano

Diversamente da quanto appreso in precedenza, i tre feriti nel crollo della palazzina avvenuta stamattina alle 8.30 a Canale Monterano in provincia di Roma, non fanno parte dello stesso nucleo familiare. Sono infatti un ragazzo di 18 anni, un uomo di 40 anni e una donna che si trovava in un edificio accanto. È quanto ricostruito dagli investigatori.

Secondo quanto si apprende, i genitori del ragazzo non erano in casa al momento dell’esplosione. Nella palazzina abitavano la famiglia e al piano inferiore il 40enne che sarebbe il ferito in condizioni più serie. Del caso si occupano i carabinieri.

a chiarire le cause dell’esplosione che ha provocato il crollo, si ipotizza una fuga di gas ma sono ancora in corso accertamenti. Nella zona è stato avvertito un forte odore di gas. Sul posto sono ancora al lavoro vigili del fuoco e carabinieri.

La testimonianza

“Sono stato tra i primi ad arrivare perché mio padre abita qui dietro, mi ha chiamato lui e io ho sentito il boato: ho trovato una scena da terremoto quando sono arrivato. Si sentiva ancora una fortissima puzza di gas e quindi mi sono spaventato”. Così Gianluca Dipietrantonio, tra i primi ad accorrere dopo l’esplosione. “Eravamo in tre o quattro” ha raccontato spiegando che “per fare evacuare tutte le case intorno le abbiamo prese materialmente in braccio le persone che si trovavano nelle case limitrofe, soprattutto quelle anziane. Abbiamo capito che sotto le macerie c’era ancora un ragazzo incastrato, abbiamo iniziato a muovere le pietre con le mani: sono stati momenti molto concitati”, ha ricordato.

Tanto amato e poi altrettanto odiato, è ancora una volta il Superbonus a portare scompiglio, questa volta nella stessa maggioranza di governo e in piena sessione di bilancio.

La manovra, blindata, non ha ancora iniziato il suo iter ufficiale in commissione e Forza Italia ne approfitta per rimettere sul tavolo la proroga dell’agevolazione al 110% per i condomini. Un tentativo subito stoppato dal Mef, che non ha nessuna intenzione di riaprire i cordoni della borsa, ma che non placa il pressing di una parte della maggioranza: anche Fratelli d’Italia con il senatore, e relatore, Guido Liris propone una soluzione che allenti la stretta sul Superbonus e copra i lavori degli ultimi mesi del 2023, attualmente a rischio di finire rimborsati solo al 70% e non più al 110%.

Ma non è detto che la questione si debba risolvere in manovra perché, ricorda il vicepremier Antonio Tajani, c’è anche il Milleproroghe. La giornata si apre con un’altra seduta inconcludente della commissione Bilancio del Senato che ancora non inizia l’esame degli emendamenti alla manovra e si chiude in tardissima serata con un primo pacchetto di emendamenti dei relatori depositati in extremis. Si va dalla cedolare secca sugli affitti brevi, al 21% a scelta su un immobile tra quelli in locazione, alla proroga dello stato di emergenza legato alla guerra in Ucraina. Ne mancherebbero però anche altri, creando un altro ostacolo alla tempistica che rischia di allungarsi fino a Capodanno.

Alla Camera scatta l’allarme sui tempi ridottissimi per il confronto e Forza Italia chiede un vertice di maggioranza per avere rassicurazioni direttamente dalla premier Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio si fa garante del rispetto delle prerogative del Parlamento e sollecita tutti a fare in fretta. In serata arriva l’ultimo emendamento del governo che rimodula i fondi per il Ponte sullo Stretto, sottraendo 2,3 miliardi di euro ai fondi di sviluppo e coesione (Fsc) per alleggerire il conto dello Stato senza toccare lo stanziamento complessivo di 11,6 miliardi.

La maggior parte delle risorse (1,6 miliardi) verranno dalla quota di fondi Fsc di Sicilia e Calabria, mentre 718 milioni saranno presi dalla quota dell’amministrazione centrale. Una ripartizione che fa sollevare le opposizioni, con il Pd che denuncia lo “scippo dei fondi coesione” e parla di “carrarmati di Mussolini” in moto. Ma al di là dei rischi sui tempi, è sempre il Superbonus a dominare il dibattito. Il tentativo di sfondamento di Forza Italia, arginato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non chiude la partita. Per adesso sbarra soltanto una strada, quella della proroga dei termini: il 31 dicembre è l’ultimo giorno utile per produrre fatture rimborsabili al 110%.

Dal 1 gennaio, i lavori saranno rimborsati al 70%. Ma dato che le fatture sono rimborsate in blocco solo ad ogni Stato avanzamento lavori (o Sal) superato, i lavori effettuati negli ultimi mesi del 2023 che non raggiungono la soglia di uno dei tre Sal previsti (30%-30%-40%) rischiano di non rientrare nel 110%. E’ per aiutare questi condomini che si pensa ad un’altra ipotesi, cioè una soglia Sal flessibile (o straordinaria) che copra tutti i lavori degli ultimi mesi dell’anno. “Secondo me è una cosa che va fatta, continueremo a parlarne, c’è anche il Milleproroghe”, ha detto Tajani, spiegando di voler intervenire per chi è già “al 70% dei lavori”. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, invita alla cautela: “È un tema su cui ci si deve muovere con molta accortezza, prima di scrivere una norma e di garantire che venga approvata dal Parlamento”. Sui tempi della manovra, intanto, dopo il vertice di maggioranza alla Camera fonti di centrodestra fanno sapere che è “realistico” il via libera definitivo entro il 29 dicembre. Due le ipotesi esaminate: una per concludere i lavori prima di Natale, se il Senato dà l’ok entro il 19; l’altra è arrivare in commissione alla Camera prima del 25 e chiudere tra 27 e 30 dicembre.

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