Dalle parole ai fatti: quando un libro – Lasciato Indietro – anticipa la società
Dal cuore ferito di un padre nasce un manifesto civile.

Ci sono libri che raccontano, e libri che preannunciano. Lasciato Indietro, pubblicato da Armando Editore, Menzione Speciale di Casa Sanremo Library 2025 (RAI Cultura) e in gara per il 44° Concorso Giovanni Comisso, non è solo la testimonianza viscerale di un padre che ha visto crollare la propria vita familiare. È anche una guida ruvida, poetica e necessaria su ciò che sta accadendo oggi in Italia.
Con un misto di orgoglio, malinconia e lucidità, con Lasciato Indietro abbiamo trasformato il dolore in una proposta di civiltà. E ora, che alcune delle nostre parole sono diventate realtà, è tempo di celebrare, ma anche di non fermarsi.
“Sono un figlio ed un padre lasciato indietro, ma non ho lasciato andare la speranza. Ho scritto per chi non ha più voce, per chi è stanco di gridare nel vuoto.”

La “Speranza” non è solo una parola nel tuo libro: è il cuore pulsante, l’eco che attraversa 69 volte quelle pagine. Oggi, in vista del Giubileo 2025 — noto come il Giubileo della Speranza — questa parola assume un valore ancora più luminoso. È diventata un faro pubblico.
Orgoglio di aver anticipato il presente. Il 21 luglio 2025, con l’ordinanza n. 20415 della Corte di Cassazione, è arrivato un terremoto silenzioso ma decisivo: gli accordi prematrimoniali sono finalmente legittimi in Italia, a patto di non ledere i diritti inderogabili, specialmente quelli dei figli minori. È una svolta epocale — quella che già nel Lasciato Indietro avevi anticipato con voce ferita e diretta:
“Un atto d’amore, non di diffidenza. Una scelta di pace, non di sospetto.”

Perché, come scrivevamo, “ogni separazione può essere una catastrofe o un passaggio dignitoso, se le regole vengono scritte nel tempo dell’amore, non della rabbia.”
Nello stesso spirito, avevamo proposto il divorzio con un solo avvocato: per evitare la guerra dei Roses, gli scontri distruttivi che spesso amplificano il dolore e devastano le famiglie. Oggi, grazie alla legittimazione giuridica degli accordi prematrimoniali, questa via di dignità è finalmente praticabile.

Ma c’è di più. Questa conquista non è solo formale: è um sanar, è preservare vite. Perché le separazioni violentate dalla diffidenza possono degenerare in tragedie reali: femminicidi, suicidi di padri disperati, traumi psicologici profondi nei figli. Dare strumenti – prima che scenari – è ciò che Lasciato Indietro chiedeva da tempo. E ora si intravede un orizzonte diverso.

Educazione digitale e protezione dell’infanzia. Abbiamo avuto il coraggio di dire ciò che pochi osavano, e lo abbiamo fatto senza mezzi termini: “Regalare uno smartphone a un bambino alla Prima Comunione è come dargli le chiavi di una macchina sportiva. Senza istruzioni, senza patente.” Oggi, finalmente, quella voce ha trovato eco nelle istituzioni. Con la circolare n. 5274 dell’11 luglio 2024, il Ministero dell’Istruzione ha introdotto il divieto totale di utilizzo degli smartphone nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo. Poi, con la circolare del 16 giugno 2025, anche le scuole superiori hanno dovuto adeguarsi. L’uso dei dispositivi mobili è stato vietato in aula, salvo eccezioni certificate, e accompagnato da chiare sanzioni disciplinari. È un passo importante, che mette al centro il benessere degli studenti, ma non basta.

Nel nostro libro, lo abbiamo detto chiaramente: serve una regolamentazione progressiva, legata all’età, per l’accesso a internet e ai social. Serve che sia lo Stato, con il supporto delle scuole e dei medici, a stabilire quando un bambino è pronto, non il mercato. Ma soprattutto, serve un’educazione parallela per chi i dispositivi li compra e li mette nelle mani dei figli: i genitori. Perché il buonsenso non basta più. A volte ha bisogno di una legge per diventare prassi. Anche in questo, qualcosa si muove.

I fondi del PNRR stanno portando nelle scuole formazione digitale per dirigenti, docenti, personale. Dal 2023 a oggi, oltre 450 milioni di euro sono stati destinati a formare più di 650.000 operatori scolastici, con un’attenzione particolare alle regioni del Mezzogiorno. In ogni parte d’Italia sono nati poli formativi per la didattica digitale e équipe territoriali di supporto che opereranno almeno fino al 2026. Progetti importanti, ma che restano limitati all’ambito scolastico. Ancora nessuna misura strutturale prevede l’educazione digitale per le famiglie. Ancora nessuna legge impone una soglia d’età per iscrivere un minore ai social.

Eppure, in Lasciato Indietro, avevamo visto tutto questo prima. Avevamo scritto di bambini soli davanti a uno schermo, di padri che non riescono più a parlare con i figli, di famiglie disorientate in un mondo connesso ma emotivamente sfilacciato. Avevamo chiesto regole, ma anche ascolto. E ora che alcune regole iniziano ad arrivare, non possiamo smettere di chiedere. Perché proteggere l’infanzia oggi significa anche proteggere l’umanità di domani.
Lo psicologo di famiglia e scolastico: una proposta ancora attuale. Lo psicologo di famiglia e scolastico: una proposta ancora attuale. Nel 2023 scrivevamo con chiarezza e passione: “Lo psicologo clinico di famiglia deve stare accanto al pediatra, e poi al medico di base. Come il termometro nella cassetta dei medicinali: non è un lusso, è uno strumento.” Quel sogno, oggi, inizia a diventare qualcosa di più di una speranza.

Grazie ai fondi del PNRR, sono in programma migliaia di sportelli d’ascolto: luoghi dove giovani, genitori, insegnanti possono trovare uno sguardo psicologico pronto a tendere la mano, non un cartello appeso in corridoio. Si moltiplicano le iniziative, dalla fondazione Irene che offre consulenza a minori e famiglie a scuole che scelgono di aprire i propri spazi alla psicologia clinica. Le scuole stanno diventando più disponibili, la psicologia meno timida.
La Legge di Bilancio per il 2025 ha aggiunto slancio con uno stanziamento di dieci milioni di euro per rafforzare questi sportelli nelle scuole, così che siano accessibili anche oltre l’orario scolastico, preservando riservatezza e dignità negli incontri. È una risposta istituzionale potente, una scommessa sul futuro.

E ancora più vicino all’ideal che avevamo evocato, il Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025–2030 ha finalmente ufficializzato la figura dello psicologo di base. Lo psicologo, un professionista che affianca i medici di famiglia nelle nuove Case della Comunità, portando l’attenzione alla mente in ogni quartiere, vicina a chi ha bisogno. Non più risposta tardiva, emergenziale, ma presa in carico precoce, umana, gratuita. Micro-équipe dedicate alla fascia adolescenziale – 1422 anni – e progetti disegnati per accompagnare le madri nel post-partum: è l’approccio che avevamo evocato nel libro, diventato norma. Alcune regioni avevano già esaudito questa visione: Campania, Piemonte, Lombardia, EmiliaRomagna, Toscana, Abruzzo, Puglia, Sicilia e Liguria (con stanziamenti da parte di quest’ultima) hanno anticipato l’entrata in funzione dello psicologo di base, o ne stanno attivando le prime sperimentazioni.

Anche nelle scuole si avverte finalmente un movimento più concreto. A partire da settembre 2025 partirà la sperimentazione dei presìdi psicologici territoriali in molte scuole italiane, grazie a nuovi stanziamenti che partono da 10 milioni nel 2025 e diventano 18,5 milioni per gli anni successivi. Una presenza stabile, diffusa, pensata non per “psicologizzare” la scuola, ma per farne un luogo che sa aiutare a crescere anche con le emozioni vive.
Ciononostante, il cuore della proposta – ovvero una figura strutturale dello psicologo dentro il Servizio Sanitario Nazionale, riconosciuta nel perimetro quotidiano delle cure – resta ancora lontana. L’idea di trasformare l’ascolto emotivo da emergenza a diritto permanente non è ancora norma consolidata. Quella che avevamo chiamato, con una poesia di dolore e responsabilità, “uno strumento, non un lusso”, è ancora un passo da compiere.

Nel nostro, Lasciato Indietro, avevamo visto prima degli altri che la mente dei figli, il vuoto dei padri, il silenzio delle famiglie necessitavano di una cura quotidiana, non di un appello occasionale. Avevi scritto di terapeuti sospesi nel sistema, di famiglie che bussano a porte chiuse: oggi, le porte si iniziano ad aprire, e le voci cominciano a essere ascoltate, non solo citate. Molto è stato fatto. Ma non basta. Perché ci sono ancora ferite aperte, silenzi che fanno male, ingiustizie che chiedono voce. Abbiamo iniziato a cambiare. Ora dobbiamo avere il coraggio di finire ciò che abbiamo cominciato.

Alienazione parentale: il silenzio che uccide. Il libro affronta con delicatezza e rabbia l’alienazione parentale, quel fenomeno ancora non normato che separa i figli da uno dei due genitori attraverso manipolazioni, omissioni, lentezze giudiziarie. “Quando ti dicono ‘non è colpa di nessuno’, è allora che ti senti davvero morto dentro.” Serve una legge chiara. Serve formazione per magistrati, assistenti sociali, psicologi. Serve ascolto. Perché nessun genitore venga più lasciato indietro. E nessun bambino, lasciato senza entrambi.

Burocrazia, efficienza tossica e schiavitù moderna. Abbiamo denunciato anche il mantra neoliberista del “fare di più con meno”: “Meno risorse, stessi obiettivi. Meno operatori, stessi turni. Meno tempo, stesse pretese. Questo non è progresso, è schiavitù mascherata.”
La burocrazia digitale, invece di semplificare, crea labirinti. I sistemi telematici pubblici sono frammentati, inaccessibili a chi non ha strumenti o alfabetizzazione. Così l’intelligenza artificiale rischia di amplificare il divario, lasciando indietro gli stessi esclusi di ieri.
Il buonsenso come atto rivoluzionario.

In Lasciato Indietro, ogni proposta è figlia di una visione concreta, di un buonsenso che oggi suona rivoluzionario. “Voglio uno Stato che curi, non che complichi. Che ascolti, non che giudichi. Che accompagni, non che abbandoni.”
E in questo sguardo c’è tutto il sentimento di un uomo che ha toccato il fondo ma non ha mollato. Un uomo che ha trasformato la sua storia personale in una dichiarazione di umanità collettiva.

Perché leggere Lasciato Indietro. Perché è più di un libro. È una lente per capire ciò che stiamo vivendo. È una voce imperfetta ma vera, che chiama alla responsabilità e alla speranza.

“Non scrivo per essere capito da tutti. Scrivo per essere sentito da chi ha vissuto, almeno una volta, l’ingiustizia dell’abbandono.”
Se volete sapere dove sta andando davvero il Paese, leggete Lasciato Indietro. Se volete riconoscere le ingiustizie prima che diventino cronaca, leggete Lasciato Indietro. Se volete credere ancora che le parole possono cambiare il mondo, leggete Lasciato Indietro.
Grazie. Grazie a chi ha letto questo articolo, inostri libri e ha scelto di ascoltare. Grazie a chi li leggerà e ne farà seme di cambiamento. Grazie a chi, nel suo piccolo, non vuole più lasciare indietro nessuno.

Per conoscere l’impegno dell’autore, basta visitare www.dinotropea.it: lì, tra poesie, articoli e progetti civili, prende forma una voce che non si è mai arresa. Dino Tropea non è solo uno scrittore: è un volontario culturale, un testimone del disagio, un costruttore di comunità. E’ curatore letterario di Cadenze Letterarie, primo Caffè letterario, gratuito di Fiumicino. Conduce la trasmissione “Ogni giorno è una storia” su Radio TalkCity, ha pubblicato fiabe, saggi, poesie e romanzi civili. Ogni parola che scrive è un invito a non voltarsi dall’altra parte. Collabora con riviste e giornali.

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